Dopo circa due mesi di lavoro i 61 padri legionari eletti hanno concluso il Capitolo Generale, culmine di un processo di revisione e rinnovamento delle Costituzioni durato più di due anni. A rappresentanza del territorio, i religiosi e i sacerdoti legionari d’Italia, avevano nominato P. Giuseppe Gamelli, che pochi giorni fa, domenica 2 marzo, è rientrato qui a Gozzano.
Dopo colazione ha voluto, con una breve conferenza, parlarci di quella che è stata la sua esperienza di questo evento storico per la Congregazione e dei frutti che alla fine sono stati raccolti.
In modo molto romanzesco ha voluto iniziare da quella che era, come ha detto lui, la fotografia finale del Capitolo: 61 sacerdoti, giovani e anziani, americani ed europei, tutti con una storia l’una diversa dall’altra alle proprie spalle, soddisfatti del lavoro compiuto in questo arco di tempo e con la certezza di essersi fatti docili strumenti nelle mai dello Spirito Santo per attuare la volontà del Signore nella storia della Legione di Cristo.
Non mancavano all’inizio, ci ha detto, diversi punti di vista riguardo alle questioni più “calde” come è potuta essere quella relativa al Fondatore, ma uno dei miracoli più clamorosi dello Spirito Santo durante le conferenze è stato quel “cambiamento di mentalità”, quell'analizzare la propria coscienza ed avere il coraggio di dire: “Hai ragione tu, stavo sbagliando”, in questo modo si è potuto fare esclusivamente il bene della Legione e della Chiesa.
Nel Capitolo, poi si è percepito l’affetto materno della Chiesa stessa, dovuto non solo alla presenza del Cardinale Velasio De Paolis che presiedeva le riunioni, ma anche di altri sacerdoti che hanno lasciato, per questo periodo di revisione, la propria famiglia religiosa per aiutarne un’altra, in virtù di quella consapevolezza di essere un’unica Chiesa, membra dello stesso corpo.
Dalle parole di P. Giuseppe è apparso evidente che il frutto principale a cui si tendeva fin dall’inizio non fossero tanto i cambiamenti, le “riforme” che andavano attuate, né il riassesto gerarchico o economico, ma il rinnovare come meta la persona di Gesù Cristo, fine ultimo di ogni legionario e di ogni cristiano. Solo così, allora, i cambiamenti che si sarebbero decisi avrebbero avuto un senso, altrimenti il rischio sarebbe stato che tra le tante modifiche attuate si fosse perso quello che era l’obbiettivo primario.
Dall’entusiasmo del padre ognuno di noi ha captato che in questi due mesi lo Spirito Santo ha davvero agito e che qualcosa di grande è successo in quella sala a Roma. E in parte ci sentiamo fieri un po’ anche di noi stessi perché sappiamo che con la preghiera anche noi abbiamo partecipato, in un modo del tutto speciale, al Capitolo Generale.
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