di Pietro Pomatto
“Una figlia d’Israele, che durante le persecuzioni dei nazisti è rimasta unita con fede ed amore al Signore Crocifisso, Gesù Cristo, quale cattolica ed al suo popolo quale ebrea” (Giovanni Paolo II)
Arrestata il 2 agosto 1942, cinque giorni dopo, insieme alla sorella Rosa e ad altri deportati, fu rinchiusa in un vagone ferroviario e avviata al campo di sterminio di Auschwitz. Fu uccisa in una camera a gas lo stesso giorno dell’arrivo al campo, la domenica 9 agosto 1942, e poi bruciata in uno dei forni crematori: non aveva ancora compiuto 51 anni. Fu beatificata da Giovanni Paolo II nel 1987 e da lui proclamata santa e copatrona d’Europa nel 1998.
“L’incontro col cristianesimo non la portò a ripudiare le sue radici ebraiche, ma piuttosto gliele fece riscoprire in pienezza… In realtà tutto il suo cammino di perfezione cristiana si svolse all'insegna non solo della solidarietà umana con il suo popolo d’origine, ma anche di una vera condivisione spirituale con la vocazione dei figli di Abramo, segnati dal mistero della chiamata e dei doni irrevocabili di Dio”. (Giovanni Paolo II)
Il 9 giugno 1939 aveva scritto nel suo testamento:
“Già ora accetto con gioia, in completa sottomissione e secondo la Sua santissima volontà, la morte che Iddio mi ha destinato. Io prego il Signore che accetti la mia vita e la mia morte … un modo che il Signore venga riconosciuto dai Suoi e che il Suo regno venga in tutta la sua magnificenza per la salvezza della Germania e la pace del mondo…”.
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